Quello di Santo Stefano è il complesso più singolare di Bologna, poiché vanta una storia piuttosto originale ed un’architettura fuori dal comune.
Vero santuario cittadino e culla della fede dei padri, è noto soprattutto come “sette chiese” perché composto dall’unione di più edifici sorti in epoche diverse.
Le origini del complesso sono controverse e discusse. Secondo l’ipotesi più accreditata fu elevato da Petronio sulle rovine di un tempio pagano preesistente, vicino al quale sarebbero state poi affiancate una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, accanto al sacello con le spoglie dei protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, gli edifici eretti fra il X e il XIII secolo dai Benedettini.
Qualunque sia la fonte più attendibile, si tratta certamente di edifici di origini molto antiche, che vanno dall’VII secolo al IV secolo, e sappiamo che l’intero complesso subì diverse devastazioni a causa dell’invasione degli Ungari nel X secolo e che venne ricostruito in buona parte dai benedettini nei primi anni dell’XI secolo. Restauri avvennero anche nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del secolo successivo, mutando il volto antico dell’intera struttura.
Sulla piazza si affacciano la chiesa del Crocifisso, di origine longobarda, del Calvario e dei SS. Vitale e Agricola e la chiesa della Trinità, ristrutturata fra il XII e il XIII secolo. All’interno si possono ammirare inoltre il Cortile di Pilato, con un bacile marmoreo donato da Liutprando e Ilprando, re dei Longobardi e il chiostro benedettino a duplice loggiato (sec. X-XIII), una delle più superbe creazioni del romanico emiliano. Da visitare infine il Museo che conserva dipinti, sculture e altre opere d’arte di varie epoche.