La “città 15 minuti” o di prossimità è la costruzione di un nuovo modo di vivere nelle aree urbane, durante e dopo la pandemia.
Secondo i dati Isfort – Istituto superiore di formazione e ricerca sui trasporti -, illustrati dall’esperta di mobilità, Anna Donati, nell’anno della pandemia, a fronte di un calo generale della mobilità, quella di prossimità è aumentata dal 23 al 31%, ma l’auto resta protagonista, con il trasporto collettivo vissuto come pericoloso.
Ma cosa si intende per “città 15 minuti?”
Tutto quello che è raggiungibile a piedi o in bici entro quindici minuti, ovvero lavoro, scuola, benessere, cure sanitarie.
Questo è il nuovo trend nell’era del covid, tendenza lanciata a Parigi, ma anche in centri più ridotti per estensione e popolazione, e si basa sul concetto di “tempo utile”, ossia avere più ore a disposizione per essere creativi, innovare, socializzare o vivere momenti in solitudine, quindi con un cambio di paradigma.
La “città 15 minuti” si basa su quattro elementi: ecologia, prossimità, solidarietà e partecipazione: “Cambiare il ritmo della città per liberare lo spazio pubblico – tecnicamente crono – urbanismo – cronotopia, utilizzare più e meglio lo spazio, topofilia, amore e maggior rispetto dei luoghi”.